PTL 2015

Francesco Bottero

Racconto PTL 2015
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PTL 2015

Un’avventura lunga 308 km, 26500m dislivello positivo e negativo e 127 ore 50 minuti.

La PTL è una gara di endurance estrema, il percorso varia ogni anno, gli unici punti fissi sono la partenza e l’arrivo a Chamonix ed il Monte Bianco attorno al quale si gira. La caratteristica principale è l’autonomia quasi totale sul percorso, a partire dalla traccia da seguire, si utilizzano cartine e navigatore GPS, nessuna balise! Soltanto tre basi vita in cui trovare una nostra sacca, contente ricambi e cibo, preparata prima della partenza. Tra queste pochi (4) e alquanto scarni ristori gestiti dall’organizzazione ed i rifugi alpini (10) presenti sulla traccia. Nessun altro “contatto” con la civiltà!

L’idea di partecipare alla PTL è nata dopo che Claudio ha concluso il Tor 2014. Io non ero riuscito a partecipare, c’era però la voglia di provare a cimentarsi in una “cosa” del genere…così perché non iscriversi alla PTL? Iscrizione sicura, nessun “dito più veloce” o sorteggio, fin da dicembre dell’anno precedente e 8 mesi abbondanti per prepararsi. Già…prepararsi…come fai a prepararti ad una corsa del genere? Abbiamo cercato di combinare qualche ultra in preparazione ma la sorte non ci è stata favorevole. Non siamo mai riusciti a fare un vera uscita tutti e tre insieme…io cercavo itinerari duri sulle Marittime e i due soci in VdA. Il tempo è passato veloce e ci siamo ritrovati tutti lunedì mattina 24 agosto a Chamonix, la squadra “Trail for Fun” pronta per partire.

Day 1. Ritiro dei pettorali e delle sacche. Insieme ci danno le cartine aggiornate e il GPS con batteria “mastodontica”. Sono il più giovane e lo vinco io! Ora il dilemma: che cosa mettiamo nelle sacche? Lo spazio non è così abbondante perciò dobbiamo fare delle scelte. Il tempo passa veloce, sono le 16.30, ci avviciniamo alla Place de l’Amitiè, sotto l’arco della partenza. Ultimi preparativi e…come annunciato dalle previsioni comincia a piovere…prima poco poco, poi sempre più forte…tiriamo fuori uno degli indumenti indispensabili per la PTL: una mantella per la pioggia! C’è di tutto, da quelle semplicissime come la mia a chi ha la mantella in goretex della Raidlight…si rivelerà una scelta azzeccata!!! Ecco che alle 17.30 si parte! Corriamo tra ali di folla nel centro del paese poi su verso la funivia di Planpraz. Non si scherza e saliamo immediatamente sotto alla funivia con tanti tornanti per un buon 600m di dislivello. È uno spettacolo vedere un serpente di persone colorate snodarsi lungo il sentiero sotto di noi…senza saperlo siamo tra le prime squadre. Saliamo a passo regolare fino ad incrociare un sentiero che si segue verso ovest verso il Brevent prima e il Plan de Bel Lachat dopo. Continua a piovere, a volte molto intensamente. Comincia la prima discesa fino a Les Montquarts.

Dovremmo salire verso le montagne de Taconnaz ma, per la pioggia battente che ha ingrossato il torrente, l’organizzazione ci fa ripiegare sul primo dei tanti percorsi di “repli”. Scendiamo lungo l’Arve, sterrata che alterna salite brevi e ripide e discese, noi camminiamo, non è necessario correre e stancarsi più del dovuto…abbiamo percorso a malapena 8 km, ne mancano solo 300!!!! A Les Houches attraversiamo l’Arve, qui ci fermano perché il nostro rilevatore GPS non funziona. Sta diluviando e faticano a cambiarci la batteria, mi sto bagnando alla grande mentre davanti a noi sfilano tante squadre!  Quando ripartiamo ci troviamo in coda su sentierino...è stressante stare dietro e fermarsi ogni 3x2 per gli ingorghi e non poter fare il proprio passo regolare...Decidiamo di salire a miccia a superare chi è più lento...dopo un viscido traverso in leggera discesa arriviamo alla stazione di Bellevue dove incrociamo il trenino a cremagliera per il Nid d'Aigle. Si continua a scendere fino ad attraversare la passerella su di un rabbioso torrente che scende dal ghiacciaio di Bionassay e si risale al Col Tricot, una bella salita. Ha smesso di piovere e la temperatura è ottimale! Saliamo rapidi, sembra quasi che la nebbia e le nuvole si stiano diradando. Breve fermata al colle per vestirsi e giù in discesa sul versante sud fino allo chalet du Miage. Dietro di noi un serpente di luci, uno spettacolo unico!

Si risale su bel sentiero fino allo Chalets du truc. Lo raggiungiamo che è quasi mezzanotte. Il rifugio è chiuso, ma il gestore ci ha aspettati per mostrarci dove prendere acqua. Il silenzio è totale, la notte ancora buia per le nuvole spesse sopra le nostre teste. Sotto di noi le luci di Les Contamines.

Day 2. Prossimo obiettivo il rifugio di Tré la Téte…per arrivarci però si ricomincia a salire prima su sterrata molto ripida poi su sentiero, ricomincia a piovere prima piano piano poi sempre più forte, obbligatorio rimettersi la mantella (amica fidata di questa prima notte). Raggiungiamo altre equipe ed insieme arriviamo al rifugio. È piccolino e siamo ammassati tra l'ingresso e il refettorio, in ogni caso una coca cola e una zuppa di verdure non ce la toglie nessuno...ci riscalda le membra infreddolite dalla pioggia e poi non resta che uscire nel buio della notte!

Finalmente ha smesso di piovere, dopo una discesa ripida e scivolosa su sentiero raggiungiamo il fondo valle al Pont de la Rollaz, ricomincia il mantra che scandirà tutta la PTL…discesa e salita, salita e discesa! Percorrendo una sterrata ripida che poi diventa un lungo traverso prendiamo quota…di qui comincia la salita vera e propria, si sta rasserenando e le temperature precipitano...continuiamo senza vestirci...sbagliando e prendendo freddo...lo pagheremo tra poco in discesa...ripida, bagnata ed insidiosa. Nel frattempo albeggia e la visibilità aumenta ma la tenuta delle scarpe sull'erba fradicia è al limite così qualche scivolone non ce lo toglie nessuno! Vediamo delle luci, pensiamo sia la Gittaz e invece è una stazione di mungitura in alpeggio...così continuiamo a scendere, fuori sentiero lungo un ruscello e dopo un ultimo tratto ripido raggiungiamo il ristoro de la Gittaz.

Un piccolo chalet, accogliente, ma non c'è molto da mangiare, giusto un po’ di brodo con gli immancabili "capelli d'angelo" e qualche fetta di salame…qualcosa di dolce…un caffè liofilizzato orrendo…ci facciamo forza, mangiamo il minimo indispensabile e in 30 minuti siamo di nuovo fuori.

Destinazione col de la Sauce, siamo nel Beaufortin, saliamo all'interno di una gola con il sentiero scavato nella roccia fino ad una piana poi un ultimo ripido strappo ci porta al colle. Investiti dal caldo sole del mattino ci godiamo per un paio di minuti i suoi raggi! Abbiamo fame così ci buttiamo nella discesa, bella e non difficile, in vista del prossimo ristoro, il Refuge du Plan de la Lai, sulla strada per il Cormet de Roseland.

Una pausa è necessaria e ne approfittiamo per un bel pediluvio nell’acqua gelata della fontana, poi l’immancabile "Nokkatura" dei piedi, un'operazione che ripeteremo tantissime volte e che, forse, ci ha permesso di arrivare in fondo con i piedi ancora in grado di sostenerci! Sono le 8 del mattino ed abbiamo una certa fame...allora perché non farci fare una gran bella omelette complete con riso e un bel birrone per cominciare la lunga giornata??? Che spettacolo!!! Ripartiamo con calma sotto ad un bel sole. Tra grandi praterie e un lunghissimo traverso con vista sul lago di Roseland, arriviamo sotto l'ultimo balzo verso il colle N della Pierra Menta. Un bel 700m D+ di fatica ripagato dall'ambiente magnifico del Lac d'Amour e della conca soprastante dove ci concediamo 10 minuti di relax sdraiati sull'erba a mangiarci un panino! Ma...presto che è tardi…e ripartiamo, ultimo strappo al colle della Pierra Menta poi una breve discesa ripida e nuovamente un traverso al Refuge de Presset con vista mozzafiato sul monolite della Pierra Menta e sullo sfondo la Vanoise.

Una fermata è d'obbligo. È circa l'una del pomeriggio e la fame inizia a farsi sentire così ci prendiamo un enorme piatto di spaghetti alla carbonara, o perlomeno ci assomiglia, con una fresca birra! Per digerire un'oretta di riposo (c'è chi dorme e chi non ci riesce)...ma ecco che l'imprevisto...Claudio scendendo dal letto a castello scivola e batte malamente con il piede sul pavimento! Il dolore e lo spavento sono grandi. Per un'ora buona non riesce a stare in piedi. Non possiamo farci fermare dalla sfortuna...proprio ora che stavamo andando così bene!!! Aspettiamo diversi minuti, nel frattempo molte squadre ripartono e altrettante arrivano, ma abbiamo tutto il tempo...

…proviamo a ripartire alleggerendo almeno del peso dell'acqua Claudio che, piano piano si scalda e, stringendo i denti, proseguiamo salendo al Col du Grand Fond per poi scendere ad un bel laghetto ed infine alla prima vera difficoltà del percorso: il Col de la Nova. 500m di dislivello su pietraia prima e su pendio-canale ripido e detritico dopo. È una salita molto fisica ma la affrontiamo con rinnovate energie. In cima raggiungiamo e superiamo alcune squadre che erano davanti a noi. La prima parte di discesa è bella, si passa vicino ai Lacs de Forclaz ed infine si raggiunge il vallone Charbonnet…

…il lungo vallone di Charbonnet…12km e 1700m di discesa su sterrata con qualche taglio veramente eterno!!! Raggiungiamo il ristoro dell'organizzazione a Les Echines verso le 20.00, anche qui poco da mangiare, pane e salame (che poi mi risulterà indigesto…) e il solito brodino con "capelli d'angelo"...in ogni caso meglio di niente...ci prepariamo alla notte serena e quindi fredda...pantaloni lunghi e maniche lunghe...

…La successiva salita al Col Forclaz è eterna…14 km per 1700m di dislivello positivo, strade e sentieri fino ad un alpeggio alla base del colle dove fa molto freddo. Io non sono tanto a posto, mi è rimasto qualcosa sullo stomaco e mi prende tutte le energie, faccio davvero fatica a stare dietro a Claudio e Renè. La successiva parte è impegnativa. Day 3. Inizialmente non vi è traccia poi la pendenza aumenta e dobbiamo cercare l'esile traccia che sale su serpeggiando per evitare scivoloni e spreco inutile di energie...Arrivo svuotato al colle dopo più di 4 ore. Scendiamo in direzione della prima base vita...Claudio e René camminano, io barcollo. Non riesco a riprendermi. L'unica è trascinarsi verso il ristoro e bere qualcosa di caldo!

Eccoci all’Hospice du Petit St Bernard dopo quasi 2 ore di discesa. Finalmente rivediamo Manuela, Romina e Paola e i bimbi, questo ci da grande conforto!!! Ma è ora di recuperare!!! Io mi accontento di una limonata calda e di un po’ di zuppa che mi tira su il morale mentre Claudio e René si mangiano un bel piatto di polenta e coniglio innaffiato da una buona birra. Ci corichiamo, non dormiamo ormai da parecchie ore, io spero che il sonno mi faccia riprendere...e così è...mi sveglio in anticipo e sono subito attivo, le gambe reagiscono bene ed ho fame così faccio colazione a polenta e coniglio, non male alle 4 di mattina!!!! Mi raggiungono anche i due soci e dopo aver salutato la famiglia ripartiamo, all'alba, imbacuccati per il freddo! Oggi ci attende la tappa più corta (tra basi vita), solo 50km e 4775m di dislivello positivo e quasi 6000m in negativo...ci metteremo 18h…

Si parte per il primo dei 5 colli della giornata, il Col de la Traversette, forse il più brutto in tutto il percorso, antropizzato al 100%, ci passa una pista da sci…che scempio…fortunatamente sul versante opposto lasciamo gli impianti dirigendoci verso il torrent des Moulins, la vista spazia libera sulla Grande Casse e Grande Motte sofferenti anche loro del gran caldo dell'estate. Giunti a Plan Piegeux si risale...

…verso il Col du Retour, una salita breve, solo 500m di dislivello, ma secca e ripida che sveglia subito le gambe ancora intorpidite dal freddo del mattino. Si raggiunge una bellissima piana con il lago omonimo e con un ultimo strappetto il colle vero e proprio. Si scende per tracce in un vallone selvaggio per 800m D- attraversando poi belle praterie ed immense distese di mirtilli! Giunti a la Savanne si segue un bel sentiero a mezza costa che si inoltra lungamente nel vallon de Mercuel...poca pendenza, si cammina spediti...abbiamo fame!!! Il Refuge de l'Archeboc ci attende.

Ai piedi del versante sud del Ruitor, a 2029 m in una bellissima conca erbosa ci attendono un paio di benevoles molto simpatici e ci mangiamo un gran bel piatto di "Crozet" con panna e “saucisson”. I Crozet sono una pasta tipica della savoia, dei quadratini di farina di grano saraceno e gustati dopo 5 ore di cammino sono una vera prelibatezza!!! Ovviamente non manca il rifornimento idrico...una birra ce la facciamo sempre volentieri!!!

Oggi la giornata è splendida e anche molto calda nonostante ci sia un bel venticello. Saliamo ora il successivo Col di Montseti a 2500m sotto un sole cocente e, senza un attimo di tregua, scendiamo giù verso la Sassiere fermandoci un momento al Cairne di Marmier, in ricordo del pioniere e organizzatore della PTL.

Nonostante siamo a 2000m il sole è davvero cattivo così ci incamminiamo piano piano verso il Col du Tachuy, circa 700 lunghi metri di dislivello...ad un tratto una strettoia nel vallone regala una piccola gola con pietroni e acqua fresca e ne approfittiamo subito immergendo piedi e gambe nell'acqua gelata...riusciamo a coinvolgere anche una squadra di belgi che rivedremo alla premiazione. La salita è ancora lunga e dopo 1h30' giungiamo sul confine italiano. E ora di scendere per dei meravigliosi "chiappei" superando il Lac de Tachuy e il Lac de la Belle Combe. Giunti a quota 2200 circa si risale su uno spallone detritico per entrare nella amena conca del Lac des Seracs, ai piedi del ghiacciaio del Ruitor: ambiente incredibile!!!!

Il rifugio Deffeyes sembra vicino ma in realtà non arriva mai…un'ultima risalita finalmente ci porta davanti alla porta…sosta obbligata per mangiare ma senza perdere tempo: il Col Cormet ci attende e vogliamo ad ogni costo passarlo con la luce del giorno! Mangiamo velocemente un'ottima zuppa e polenta e l'immancabile birra...questa volta grande...perché grande è la sete!!!!

Ripartiamo velocemente e altrettanto velocemente giungiamo sul colle, sul versante di salita non ci sono problemi di orientamento e a parte la pietraia finale si segue un bel crestone erboso molto panoramico…il bello è oltre il colle…il versante nord, sede di un ghiacciaio ormai quasi sparito, è una conca detritica e caotica. Prima scendiamo tra rocce e ghiaccio e poi superiamo con fatica l'ammasso di sassi e terra fino al Lac de la Pierre Rouge...un buon 40' per uscirne! Tempismo perfetto perché da lì a mezz'ora sarà notte. Questo tratto creerà molti problemi alle altre squadre transitate di notte richiedendo fino a 3 ore per essere superato!!!

Non ci resta che scendere a Morgex. 16 km e 2000m di dislivello negativo!!! Con un bel sentiero e una lunga strada nel bosco si arriva ad Arpy ma non è finita…ci attende una discesa ripida poi un lungo traverso quasi in piano ed infine un sentiero non ripido…di più…Sono ormai più di sedici ore che camminiamo e la fatica si sente...finalmente raggiungiamo Morgex e le famiglie che ci stanno aspettando. È quasi mezzanotte. Day 4. Mangiamo una fetta di pasta al forno e beviamo l'immancabile birra. Siamo stanchi e abbiamo bisogno di riposare, dopo aver fatto 2000m in giù tra poco ci attendono 2000m secchi in su...una doccia veloce ed una bella dormita di un paio d'ore in palestra, un vero toccasana. Per me è ora di cambiare le scarpe, le Hoka usate fino ad ora sono piccole e con il gonfiare del piede mi hanno fatto uscire due vesciche ai mignoli dei piedi, è ora delle Asics Trabuco, più larghe per dare sfogo al gonfiore dei piedi...e per essere sicuro sui terreni che prossimamente andremo ad affrontare!

Alle 3.43 riprendiamo il cammino, un buon tratto in leggera salita in mezzo ai vigneti ci scalda le gambe e ci porta alla base della salita vera e propria. È buio e si scorgono le luci di Morgex dietro di noi. Saliamo seguendo il bel sentiero nel bosco fino a Villottaz, dove ci riforniamo d'acqua. Ora inizia il tratto più ripido con numerosi tornantini nel bosco, è faticoso ma le gambe rispondono bene e saliamo spediti. Quando usciamo dal bosco a quota 2000m circa la notte comincia a cedere e dal fondovalle cresce la luce. Continuiamo a salire per pratoni immensi compiendo ampi traversi su pendenza non elevata, si cammina bene. Ci avviciniamo alla cresta finale, i paravalanghe sono sempre più vicini finché non li raggiungiamo ed infine, seguendo la cresta a questo punto faticosa, giungiamo in vetta. Una breve pausa all'interno del bivacco Pascal per cambiarsi, siamo quasi a 3000 metri e soffia un bel venticello fresco! Si riparte in discesa, i piedi mi dolgono a causa delle vesciche ma rapidamente raggiungiamo il Col de Licony. Di qui ci aspettano 700m di dislivello negativi molto ripidi e su sentiero non proprio bello...fino al Col de Craz Condu. La temperatura è ottima, sono le 8 del mattino, siamo all'ombra e solo il fango rallenta un po’ l'andatura. Dinanzi  a noi l'ennesima salita, il Col Sapin, circa 500m D+, Claudio va come un treno, io seguo più o meno e Renè, un po’ staccato, patisce questa salita (forse l'unica di tutto il giro!). Il rituale è sempre lo stesso: salita ad un colle, più o meno lunga e  faticosa, seguita da una discesa altrettanto lunga e faticosa. In breve siamo al Rifugio Bonatti ma prima di arrivare una troupe della RAI ci filma e fa una breve intervista a Claudio...i valdostani alla PTL fanno notizia!!!!

Eccoci al rifugio, bello, solare e accogliente. Ci vuole un buon pranzo e così ci servono, un minestrone spettacolare, un secondo ottimo più un'insalata di verdure e frutta e un gran buon dolce…ci voleva…e per ricaricare le pile una bella dormita di un ora, secca, senza alcun disturbo! Ma presto che è tardi, Chamonix ci aspetta!!! Ripartiamo verso le 12.30 sotto un caldo soffocante, la giornata è bellissima. Saliamo nel vallone Malatra ma lo lasciamo presto deviando a nord sulle pendici nel monte Chearfière. Raggiunta una dorsale si lasciano i prati per salire gli sfasciumi del Col Chearfière, terreno ripido ed instabile. La salita è breve ma faticosa ed in poco siamo sulla dorsale erbosa. Un paio di minuti per ammirare il panorama e la nostra prossima meta…assai lontana all’orizzonte!!! Si ricomincia a scendere. Ho male ai piedi e faccio davvero fatica, non c'è sentiero, si va giù per la massima pendenza sui prati. Il vallone di Belle Combe è lunghissimo e dobbiamo fare davvero tanti passi per arrivare ai ruderi di un alpeggio, alla base della salita dove facciamo tappa panino e sistemazione piedi, assolutamente necessaria!

iprendiamo a salire verso l'Aiguille des Angroniettes, prima prati su esile traccia poi un valloncello sospeso quasi lunare ed infine l'ultimo erto pendio che porta direttamente in cima. Ambiente spettacolare con la est delle Grandes Jorasses, si scorge in parte anche la nord! Dopo un breve tratto in cresta si scende ad un colletto innominato e di qui per sfasciumi al Col du Ban Darray, in fondo al vallone, lontanissima si scorge la prossima meta...il Col du Névé de la Rousse.

Breve sosta perché tira vento ed è fresco e scendiamo. Ora c'è un bel sentiero ma non dura molto, presto si perde nei prati e nelle tracce delle vacche…è sempre faticoso trovare la via giusta! Arriviamo dopo un bel po’ al di sotto di una malga e nei pressi di un ponticello facciamo una pausa "piedi" e panino, nel frattempo ci prepariamo alla sera che sta giungendo. Ci aspetta un traverso su vecchio sentiero invaso dalla vegetazione, scomodo e faticoso...un guado al limite e riprendiamo il sentiero a fianco del Torrent des Ars Dessus, un bel sentiero che ci fa prendere quota velocemente. Man mano che saliamo l'erba lascia il posto alle pietre e all'imbrunire giungiamo al Col du Névé de la Rousse. Tira un bel vento freddo, la giacca a vento è obbligatoria. Cominciamo la discesa prima su sfasciumi poi su prati e finalmente nel vallone su sentiero, si scende molto, il vallone è lunghissimo o almeno così ci pare perché il bivio verso la successiva salita non arriva mai!

Ad un tratto ecco la palina, ci fermiamo un momento a bere poi riprendiamo, il sentiero è poco evidente, anzi praticamente inesistente, qualche tacca bianco rossa qua e là. Raggiungiamo il valloncello del Revedin dove un'esile traccia nell'erba porta all'omonimo colle...siamo stanchi e camminare è sempre più difficile, ogni tanto barcolliamo, un po’ per il terreno un po’ perché stiamo quasi dormendo in piedi. A parte l'ora dormita al rifugio Bonatti sono quasi 20 ore che camminiamo! Prima di arrivare sul colle dobbiamo fare una pausa...ci corichiamo così come siamo sull'erba per 10 minuti...io mi addormento immediatamente...per fortuna Renè ci sprona ad alzarci altrimenti ci saremmo svegliati con la rugiada in viso!!! Un poco rinfrancati riprendiamo a salire, non dovrebbe più mancare molto ed infatti dopo 15 minuti siamo al passo. Ora viene la parte più bella...circa 800m di dislivello negativo su sentiero ripidissimo, franoso prima e ripidissimo nei prati dopo...impensabile mettere un piede in fallo...non si potrebbe più raccontarlo...è lunga e molto faticosa, la concentrazione è a mille e ci tieni svegli finché la pendenza non molla e ci lascia rilassare un pochino. Ma ecco che così subentra la stanchezza e la noia del sentiero e Prayon non arriva...le luci si vedono...eccome...ma non arriviamo mai...

Day 5. Raggiunta la strada della val Ferret, finalmente dopo 100m arriviamo al ristoro. È passata da poco la mezzanotte! Una buona zuppa e un piatto di pasta neanche troppo scotto. Cerchiamo di dormire un paio d'ore, ne abbiamo assolutamente bisogno...ci sono soltanto una decina di brande ed una coperta ciascuno. Fa abbastanza freddo. Solo Renè riuscirà a dormire un po’, io e Claudio poco niente. Ci alziamo infreddoliti verso le 4, quasi una liberazione. Non c'è nulla da mangiare e nulla di caldo per cominciare la giornata, il ristoratore è sparito e un pensiero va ai concorrenti che stanno arrivando speranzosi di un bel piatto caldo! Ci prepariamo, riempiamo le borracce e con la pancia vuota partiamo alla volta di Champex. In mezzo ancora una bella salita da 1400m D+: il Lac d’Orny…

…ma prima di salire un lungo traverso su stradina e sentiero sullo stesso percorso di UTMB e CCC, impieghiamo quasi un'ora ad arrivare all'imbocco del vallon d'Arpette de Seleina, prima una strada nel fondo valle e poi finalmente il sentiero. È subito ripido e con gradoni e ci sveglia, ormai albeggia e comincia a delinearsi l'intero vallone, in alto a sinistra maestoso si erge il Clocher du Portalet, un monolite enorme...che bello che deve essere scalare su quel granito giallo/rosso!! La salita è bella perché mai troppo ripida ma nello stesso tempo costante con panorami via via più ampi. Un ultimo strappo su detriti porta alla base del ghiacciaio del Trient e in fondo si vede la Cabane d'Orny. E nuovamente si scende...mi fermo in una bella conca al primo sole del mattino ad aspettare Claudio e Renè...non ci resta che la discesa su Champex. Stiamo bene e l'idea di rivedere le famiglie ci da nuove energie, scendiamo veloci lungo il bel sentiero...troppo veloci così saltiamo la deviazione per il Col de la Breya...proprio in quel momento un gruppo di escursionisti si trovava di fronte all’indicazione...dopo un po’ ce ne accorgiamo...e...ci tocca ritornare indietro...perdiamo almeno mezz'ora e più di un chilometro...pazienza. Il sentiero per il colle è aereo ma molto bello, superiamo anche una “bois de lettre” caratteristica. La discesa nel vallone dell'Arpette è nuovamente brutta...sfasciumi e sfasciumi, chiappei alla valdotain...poi le pietre lasciano spazio ad un sentiero ripidissimo nel bosco fino all'Arpette dove ci fermiamo a prendere una birra...una grande birra perché la sete è tanta...oggi fa caldo anche se sono soltanto le 10 del mattino!!!!

Ci vuole ancora mezz'ora di cammino prima di arrivare in prossimità del lago di Champex. Appena il lago è in vista scorgiamo Manuela, Romina ed i bimbi che ci aspettano, che festa. Stiamo tutti bene e ci raccontiamo le impressioni dall'ultima volta che ci siamo visti a Morgex. Camminiamo ancora una decina di minuti e raggiungiamo la base vita, un enorme tendone, perché è la stessa della CCC e dell'UTMB...in sostanza però da mangiare c'è poco, due piatti di pasta, qualche pezzo di salame e formaggio (ma io non lo mangio!) e qualche frutto. Decidiamo di non dormire, d'altronde sono le 11 del mattino, ma semplicemente di farci una doccia e riposarci un po’ preparandoci per l'ultimo impegnativo tratto della PTL. Fa molto caldo! È davvero un piacere stare un'ora e mezza con la famiglia ma fremiamo per partire, Chamonix è vicina...si fa per dire...siamo oltre i due terzi di percorso...ripartiamo all'una e mezza sotto un sole cocente, un primo lungo tratto di asfalto ci cuoce letteralmente i piedi (che fino a poco tempo fa si erano ripresi) e tutti e tre nelle successive due ore avremo problemi alle zampe!!! Comunque pian piano scendiamo sul percorso UTMB. Ci hanno infatti scontato la salita e discesa dalla Catogne...gratuita e alquanto rognosa…6 ore buone risparmiate!

Dopo un po’ si riprende a salire, abbastanza secco sotto al sole cocente, però in questo tratto i numerosi escursionisti ci riconoscono come "PTListi" e ci incitano a proseguire…sono circa 700m di dislivello e si fanno sentire per il gran caldo. Una volta in quota però l'aria mitiga la calura e una sosta ad un alpeggio con acqua fresca ci da nuove energie. Di qui si scorge già una delle ultime difficoltà del percorso: il Luisin, presto avremo a che fare con lui! Il sentiero è bello e piacevole, cominciamo a scendere verso il Col Forclaz. Prima di arrivarci veniamo superati dai primi 3 concorrenti della CCC, vanno davvero veloci...al colle il tifo è grande, per la CCC, ma tifano anche noi quando si accorgono del pettorale viola...anche Christophe Le Saux ci incita!

Una breve sosta birra e panino al colle e in 20 minuti, dopo l'immancabile "nokkatura" dei piedi, siamo pronti per ripartire. Non dovrebbe mancare molto a Marecottes, alla base del Luisin…e invece previsioni sbagliate…prima una bella salita di 500m D+ in un caldo soffocante poi la lunghissima discesa, un sentiero a mezza costa esile e eterno, sembra il passaggio di contrabbandieri!! Dopo un incalcolabile numero di passi arriviamo ad una piccola frazione e di lì in 10 minuti a La Creta.

Ferma alla fontana c'è l'altra squadra di valdostani. Dopo una lunga discesa è un vero piacere farsi un pediluvio nell'acqua gelata della fontana. Sono le 19 circa e la luce comincia a scemare, vediamo Maracottes dall'altra parte della valle, ci sembra vicina...ma non lo è!! Dobbiamo ancora scendere di più di 300m di dislivello fino al torrente Trient, quota 700m circa e, dopo un breve tratto in piano, riprendere a salire per raggiungere Marecottes...Sono ancora più di 400m di dislivello...ormai è buio, le pile frontali entrano in azione. Dopo tanto camminare giungiamo alle prime case, dai che ci siamo...e invece no...attraversiamo la ferrovia e continuiamo a salire...la giornata è stata lunga e vogliamo arrivare al ristoro per mangiare e magari berci l'ennesima birra per tirare su il morale...

…si vede una bella struttura in lontananza…ma non è lì il ristoro dell'organizzazione…sorpresa…due garage…uno adibito a dormitorio con materassi per terra e uno invece con un paio di tavoli e un po’ di cibarie…poche…giusto un po’ di brodo, del salame e del formaggio, acqua, coca-cola e succhi di frutti...rimaniamo di stucco...per fortuna i due benevoles sono simpatici e ci tirano un po’ su il morale però riempire il serbatoio con così poco è difficile!!! Con noi i valdostani e i finlandesi che partono dopo poco. Ci rifocilliamo un po’ e ci vestiamo perché siamo all'aperto in piena notte e fa freddo! La nostra idea è di dormire un paio d'ore e ripartire per affrontare il Luisin nella notte. La squadra dei valdotain invece vorrebbe dormire almeno 4/5 ore...alla fine ci accordiamo (era da un po’ che ce lo dicevamo) per proseguire insieme e magari arrivare insieme a Chamonix...Così noi dormiamo un'ora in più del previsto, loro una in meno... Day 6. Alle 2.30 di sabato mattina ci svegliamo, veloci mangiamo qualcosa di colazione insieme ad un te caldo e via, siamo pronti per affrontare la parte più impegnativa del percorso!!!! A differenza di quanto pensassimo, forse anche perché eravamo davvero stanchi, è la notte in cui abbiamo dormito di più e meglio...tutti come sassi fino alla sveglia così da ricaricare per bene le batterie!!!

La prima parte è noiosa, si sale lungo le piste da sci con alcuni tagli sulla massima pendenza fino ad una stazione di una seggiovia. Fin qua tutto tranquillo, siamo nella conca dove ci sono gli impianti sciistici. Quota 1700 circa abbondoniamo la sterrata e seguendo i segni bianco e azzurri cominciamo a salire verso la parte più interessante della salita al Luisin. Inizialmente è un bel sentiero, ripido ma sicuro, in mezzo ai mirtilli. C'è la luna piena che ci da il senso della grandezza della montagna. Continuiamo a salire e a prendere quota velocemente. La pendenza del terreno aumenta, ogni tanto passiamo di fianco a dei paravalanghe, dobbiamo fare attenzione a non sbatterci la testa! Cominciano a comparire un po’ di roccette e le pendenza continua ad aumentare, il sentiero è sempre più esile. Intuiamo la ripidità del pendio grazie alla luce della luna...massima attenzione, non conviene mettere un piede in fallo!!! Saliamo e saliamo, roccette e traversi esposti, l'aria sempre più fresca, la quota aumenta. Arriviamo finalmente alla zona più impegnativa, davanti a noi un canalino ripido, le mani sono indispensabili, l'ennesimo traverso e una crestina e poi un bel diedro molto ripido attrezzato con catene, alla base due lapidi...bè, ci diciamo:  “vediamo di non aggiungerne una!!!” Ma non è finita qua, proprio sotto la cima ci aspettano ancora un paio di passaggi aerei attrezzati con scale metalliche. La concentrazione è al massimo...superiamo anche quelli e quasi senza accorgercene dopo poco più di 3 ore da Marecottes siamo in vetta, solo più aria sopra di noi...è ancora buio ma sotto di noi si vedono le luci della civiltà e in lontananza qualche lumino di altri concorrenti PTL e probabilmente della CCC.

Si scende ora lungo la cresta, qualche roccetta all'inizio poi diventa molto più semplice. Nel frattempo albeggia ed il paesaggio è spettacolare. In questa zona le montagne sono completamente diverse da quelle granitiche del massiccio del Monte Bianco, sono rocce sedimentarie, probabilmente il fondale di un antico mare, plasmate dagli agenti atmosferici e dal ghiaccio...infatti resiste qualche piccolo ghiacciaio sui versanti sud nonostante la quota non elevata, saremo al massimo a 2700/2800 metri. Raggiunto il Col d'Emaney scendiamo rapidamente nel vallone omonimo fino all'alpeggio Emaney, quota 1850m. Sono le 8 del mattino, c'è già fermento per la gestione delle bestie. L'alpeggio fa anche buvette ma non una normale...anche se il cartello indica coca-cola ecc... è solo una "copertura"...in realtà offrono solo i prodotti dell'alpeggio così facciamo colazione a pane fatto in casa e una bella tazzona di latte e cioccolato e in più una gran bella fetta di formaggio tipo fontina che sparisce in fretta!!!! Dopo l'abbondante colazione e l'immancabile pediluvio e cura dei piedi nell'acqua gelata della fontana ripartiamo! Destinazione Col Fenestral...ci rendiamo conto che manca poco...siamo quasi al km 270...ne mancano si e no 35/38 a Chamonix, forse arriviamo prima di domenica..

…saliamo sotto al primo sole del mattino su un bel sentiero finché non passiamo all'ombra, in pieno versante nord, selvaggio. Due camosci ci passano galoppando quasi sopra le nostre teste…ci inoltriamo nella parte alta del vallone, numerosi passaggi su rocce montonate ci fanno guadagnare quota velocemente e quasi senza accorgercene siamo al Col Fenestral. Dall'altro lato sole e prati, esattamente l'opposto all'austerità del versante appena salito!

La discesa è ripida e faticosa ma è breve, vediamo in basso l'alpeggio a cui dovremo deviare su un bel sentiero a mezzacosta alla volta del Barrage d'Emosson. Sembra vicino ma non lo è affatto e in più ci avviciniamo alle ore più calde del giorno e siamo in pieno versante sud. Al barrage ci fermiamo un quarto d'ora allo gite e ci gustiamo un gelato e una bella birra gelata...un attimo di sollievo anche ai piedi. Ripartiamo sotto la calura delle 11 in direzione della Cabane du Vieux Emosson...sembra a portata di mano...invece ci sono un 300m di dislivello e un centinaio di discesa sotto il sole a picco...arriviamo a mezzogiorno al rifugio...stanchi e accaldati!!! Il ristoro è accogliente, dopo l'immancabile birra fredda ci mangiamo una grigliata di carne (poca poca) con patate bollite e pasta "gratinata" e una ciotola di insalata verde di una bontà incredibile...croccante, gustosa...era da qualche giorno che non assaggiavo insalata!!!! Ahinoi non possiamo trattenerci e così verso le 14 ripartiamo alla volta dell'ultimo tratto...

 

 

 

 

Salendo al Mont Buet

 

Costeggiamo lungamente il Lac du Vieux Emosson completamente in secca visto i lavori di innalzamento dello sbarramento poi riprendiamo a salire. Dobbiamo arrivare in fondo al vallone e poi con un lungo taglio raggiungere il Col du Vieux. Le rocce bianche riflettono la luce del sole, accecante e caldissimo, sudiamo abbondantemente ma pian piano saliamo...passiamo accanto a delle placche di rocce dove pare ci siano impronte di dinosauro...non ci soffermiamo molto ma...ci pare ci voglia un bel po’ di fantasia per vederle!!! Raggiunta la testata del vallone ed il colle saliamo ancora per un  ultimo ripido tratto in cima allo Cheval Blanc, quota 2830m, una cresta detritica larghissima e lunghissima che in 4 km ci porterà alla cima “Coppi” della PTL, il Mont Buet! Il panorama è stupendo, da un lato il versante nord del massiccio del Monte Bianco e dall'altra tantissime cime detritiche che degradano verso nord. Davanti a noi una semplice dorsale di sfasciumi e piccoli sassi da seguire. A sud della Pointe de Genevrier comincia la parte più interessante dell'ascesa al Buet, la cresta ovest ominima. Un percorso attrezzato con corde fisse che astutamente supera la parte più ripida della cresta per cenge e brevi salti di sfasciumi...il Buet non sembra altro che una enorme pila di piatti!!!! Alla nostra sinistra precipita la parete est con il sottostante ghiacciaio di Trè les Eux.

 

 

Sono quasi le 17 e finalmente siamo in cima, un'enorme e piatta cima. Ci fermiamo giusto il tempo di scattare un paio di foto ed ammirare il versante nord del monte bianco, sembra quasi di poterlo toccare…e Chamonix è li sotto…manca poco…ci incamminiamo lungo la dorsale ovest che scende dolcemente verso un'installazione di antenne, di lì si scende velocemente su sentiero ripido e detritico, la conca superiore del versante meridionale del Buet. Ci fermiamo un attimo a scambiare due parole con Pietro Trabucchi che incrociamo sul sentiero...uno dei padri della PTL®...partito con noi anche lui ma che a metà ha dovuto abbandonare. Scendiamo e scendiamo, il sentiero è ripido ma bello e si va veloci poi di colpo cambia il tipo di roccia, da sedimentaria a granitica e cambia la fisionomia del sentiero. Si scende per rocce montonate e brevi pietraie, è molto faticoso...il rifugio Pierre a Berarde sembra non arrivare mai!

Alle 18.30 raggiungiamo il piccolo rifugio, ad accoglierci Fred (uno dei più simpatici e disponibili benevoles!) e un gran tifo delle persone al rifugio. Mangiamo un panino, beviamo chi una birra, chi una coca-cola e chi una schwepps, poi l'immancabile pulizia e "nokkatura" piedi, ormai manca poco ma proprio per questo non vogliamo lasciare nulla al caso, e siamo pronti per l'ultimo balzo verso Chamonix...ci aspettano ancora 2 colli, forse tra i più impegnativi perché sostanzialmente privi di tracce di sentiero: 5,2km, 1078m di dislivello positivo e 300m di dislivello negativo...ed il sole è ormai tramontato.

Affrontiamo il primo colle, il Col de Berard, a ritmo sostenuto tant'è che in un'ora scarsa siamo al colletto, la luce sta scemando, di fronte a noi il cielo ad ovest si accende di rosso fuoco, la notte si avvicina. Scendiamo…attraversiamo un infima pietraia davvero instabile fino ad un poggio erboso. Ora comincia la salita al Col des Aiguilles Crochues, l'ultima fatica della PTL®. Si traversano ascendendo dei ripidi prati sospesi su balze rocciose, non c'è traccia, seguiamo più o meno la traccia GPS. Terminato il traverso è ormai buio e ci troviamo ad attraversare pietraie e rocce montonate, senza GPS di notte sarebbe davvero difficile trovare la via giusta! Per fortuna la luna piena ci da una mano, illumina fiocamente le montagne intorno a noi e ci indica il passo. Dopo un'ultima impennata raggiungiamo il colle. Di fronte a noi la valle dell'Arve, la valle di Chamonix...solo 1700m più in basso!

Per scendere sul versante opposto bisogna passare in una "bois de lettre" nel canalino, brevi tratti elementari di arrampicata ci permettono di mettere piede nel canale detritico più ampio. È molto pericoloso perché ripido e colmo di pietre instabili, cerchiamo di stare vicini per non tirarci addosso le pietre. C'è una piccola traccia che, deviando verso ovest, ci permette di superare quest'ultima difficoltà e giungere all'arrivo di una seggiovia, il Col de l'Index. Siamo a quota 2385m, sarà ancora lunga la discesa. Dopo la tensione della discesa dal colle ci rilassiamo un po’...c'è chi è euforico per aver quasi raggiunto Chamonix, c'è chi come m'è sente la stanchezza di tutti questi giorni e fatica a stare sveglio!!! La discesa è noiosa al 100%, pista da sci fino allo chalet della Flegere. lo vediamo illuminato e vediamo numerose le luci di chi sta giungendo alla fine dell'UTMB.

Finalmente arriviamo alla Flegere, ristoro UTMB e ne approfittiamo per mettere qualcosa di veloce sotto ai denti. Ci attendono ancora più di 7 km e 800m di dislivello negativo per raggiungere la Place de l'Amitiè a Chamonix. Ogni tanto ci supera qualche concorrente dell'UTMB, noi tifiamo loro e loro incitano noi...la discesa è eterna, prima per le piste da sci poi un lungo sentiero in leggera discesa, le luci si avvicinano ma troppo lentamente...passiamo davanti alla buvette Floria. Ci ero passato lo scorso anno, so che ci attende ancora una lunga strada sterrata...passa anche quella anche se stare sveglio è difficile, mi si chiudono gli occhi, l'euforia dell'arrivo è, per ora, sopraffatta dalla noia di questa discesa...teniamo duro e finalmente entriamo in Chamonix.

Una breve sosta per spostare il pettorale dallo zaino alla maglietta…per la foto finale…e percorriamo la pedonale a fianco dell'Arve poi entriamo nella via centrale di Chamonix. Nonostante sia l'una di notte c'è tanto tifo, amici e conoscenti poi anche Manuela, Romina, Paola ed i bimbi! Percorriamo l'ultimo chilometro nelle vie del paese tutti insieme, tra foto e "cinque" regalati a chi fa il tifo...ed eccoci in prossimità dell'arrivo...non ci sembra vero...arriviamo tutti e sei mano nella mano sulla linea del traguardo...il tappo di una bottiglia di spumante salta...che gioia e che festa!!!! Foto su foto, c'è anche Rai3 valdostana che intervista tutti e sei...e poi una torta gigante rossa e nera con su scritto PTL per festeggiare il nostro arrivo...io unico non valdostano mi sento per un momento "valdotain" anch'io!!! Nel trambusto ci scappa anche una stretta di mano e i complimenti di un grande del trail mondiale...Dawa Sherpa! Dopo 127 ore di noi 3 e la natura e pochi altri contatti siamo frastornati da tutto questa festa...dopo un po’ andiamo a ritirare uno dei premi finisher PTL®...il gilet della Columbia...e poi ci ritiriamo in campeggio. Sembra incredibile ma dopo aver controllato il dolore ai piedi per 127 ore nel giro di pochissimo tempo cominciano a fare un male terribile ed è insopportabile tenere le scarpe nei piedi...le sacche sono recuperate e l'ultima fatica è fatta!!!!

Dopo una doccia ci corichiamo e finalmente dormiamo qualche ora in più delle solite 2/3 che ci concedevamo…al risveglio ho una fame incredibile…saranno le 11 del mattino e invece di colazione sostanzialmente mangia pranzo innaffiato da due buone birre!!! I piedi sono la parte del corpo più dolorante, sono gonfi ma che importa, nel giro di qualche giorno si riprenderanno!! Rientriamo in Chamonix, rigorosamente a piedi per la remis de prix. Fa un caldo incredibile, ci prendiamo un bel gelato e poi siamo sotto al palco per la premiazione dell'UTMB. Tutte le squadre finisher vengono chiamate sul palco in ordine di pettorale e premiate nello stesso modo con una “sunaia”. Insieme a tutti i benevoles inizia uno scampanio che dura dieci minuti…una musica assordante e incredibile, fa venire i brividi!!!

Siamo partiti con calma, seguendo sempre il passo meno faticoso. Non abbiamo mai corso. Seguendo il nostro ritmo ci siamo comunque trovati fin da subito tra le prime squadre. Tra di noi dicevamo: “…c’è qualcosa che non quadra, non possiamo essere così avanti, stiamo andando troppo veloci e prima o poi la pagheremo…”. Il ritmo però rimaneva invariato. I chilometri passavano e la posizione era sempre all’incirca la stessa. Che dire…siamo quasi increduli e felici di aver concluso una prova così dura, lunga 308 km, su e giù per 26500m di dislivello in 127h 50’, al quarto posto pari merito insieme all’altra squadra valdostana. Scoprire che solamente 17 squadre hanno completato l’intero percorso e altre 22 sono giunte a Chamonix con lo sconto di alcuni tratti di percorso aumenta ancora di più il valore personale di questa nostra grande e bella impresa! Piccolo consiglio a chi vorrà intraprendere un grande viaggio come quello che per noi è stato la PTL®: non fatevi mai mancare una (o più) buona birra ai ristori!

 

Francesco Bottero – Team “Trail for Fun"

Commenti: 1
  • #1

    Eve (venerdì, 09 ottobre 2015 10:43)

    Grazie per il bel racconto,certo che bisogna essere dei tosti a fare un'esperienza del genere.Siete stati tutti dei grandi,complimenti ancora .(mi ricordo 2 anni fa al parco fluviale Manu faceva la 20.000 passi ...tu eri con Agnese ti avevo chiesto se non correvi, mi avevi risposto di no! Come cambiano le cose nella vita!! Ci vediamo il 17 a Vinadio ciao Eve